L’approvazione da parte del mise del PRRI ovvero,( Piano di Riconversione e Riqualificazione industriale) da parte del MISE, non risolve certo il tema della complessa situazione emergenziale che riguarda la piena attivazione degli strumenti di ripresa per l’area di crisi.

Si può certamente affermare che almeno il cammino è ripreso e la convocazione lo scorso 19 aprile del tavolo tecnico ne è la riprova. Tavolo tecnico al quale la Regione ha sommariamente illustrato il famoso PRRI che ancora ad oggi, non è stato consegnato agli attori del tavolo. Come noto, la CGIL aveva chiesto e chiede la consegna del documento per poter esprimere le proprie valutazioni visto che lo stesso atto è stato profondamente ampliato rispetto alla prima bozza allegata alla delibera originaria.

Si è preferito ancora una volta ritenere il tavolo regionale quale luogo dove informare sommariamente i componenti del percorso intrapreso, chiedendo eventuali osservazioni su un documento di cui non si conoscono i dettagli. Eppure, non sono dettagli quelli riferiti alle singole voci riguardanti le risorse appostate o da appostare sulle politiche attive e passive o sugli interventi finanziari previsti per le imprese e le infrastrutture.

Fermo restando il totale delle risorse annunciate, per le politiche attive (10 milioni), è fondamentale esplicitare le modalità di attribuzione per singolo bando o misura ad es. bonus assunzionale, riqualificazione professionale, lavori di pubblica utilità ecc.

Considerata l’ampia platea coinvolta , certo le risorse appostate sono del tutto insufficienti e occorrerà individuarne altre aggiuntive. Abbiamo evidenziato che l’obiettivo del riconoscimento di area di crisi complessa è quello di ricollocare il personale, potenzialmente e rilanciare nuova occupazione attraverso la ripresa o rilancio di attività produttive. Occorre precisare inoltre, che sono già trascorsi 2 anni dalla fase di avvio delle procedure e siamo ancora alla definizione dell’accordo complessivo.

Ciò significa che serve onestà nel dire ai tanti lavoratori che attendono speranzosi, che i tempi per l’effettiva ripresa di occupazione saranno ancora lunghi. Servono ancora anni e nel frattempo vorremmo sapere come manteniamo in vita le attività che vedono oggi lavoratori in cassa integrazione e come non disperdiamo quelle professionalità e lavoratori che vivono di mobilità ordinaria o in deroga , oltre ai tanti lavoratori già finiti in naspi e che non posseggono altri strumenti di sostegno.

Il vero tema quindi è preoccuparsi di ottenere dal Governo nazionale un prolungamento delle politiche a sostegno del reddito almeno fino alla effettiva ripresa delle attività produttive prevista da tutti in 2/3 minimo dall’effettiva attribuzione delle risorse a valere sui progetti finanziati. Le altre regioni sono impegnate pienamente sul tema.

In aggiunta, continuiamo a ribadire che le risorse necessarie per le politiche attive e passive o di accompagnamento si basano sul censimento preciso delle persone coinvolte e interessate. Ad oggi ancora non si chiude la profilazione dei lavoratori dell’area di crisi, occorre accelerare e ottenere in tal modo una conoscenza certa delle situazioni individuali.

Il criterio premiale scelto che incentiva le imprese che assumono più lavoratori è assolutamente condivisibile, ma ad oggi oltre alle dichiarazioni sui numeri generali resi nell’incontro, non si conoscono quante e quali siano qualitativamente le manifestazioni di interesse presentate nel dettaglio, quante risorse sono previste nelle varie ipotesi e l’ammontare dei finanziamenti richiesti.

Riteniamo quindi necessario una forte accelerata e una definizione compiuta di tutte le procedure e degli accordi entro qualche mese, così come un impegno unitario oltre che da parte sindacale a livello nazionale sul fronte del sostegno al reddito. Siamo già fortemente in ritardo e ai lavoratori bisogna dare certezze sui tempi e sulle azioni.

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