Un grosso intralcio per il lavoro, l’imprenditoria e l’intera economia agricola nell’estremo Molise occidentale, esattamente nella piana di Venafro che chiude ad ovest la nostra regione.

E’ datato ed è rappresentato dalle tonnellate di canalette in ferro e cemento della “preistorica” irrigazione a scorrimento, sistema “preistorico” in quanto sostituito da decenni dalla più pratica e vantaggiosa irrigazione a pressione. Tali manufatti, sebbene inservibili, rotti, cadenti, spezzati, frantumati e non più usati, continuano a restare sulla piana, ostruendo l’accesso dei moderni ed enormi mezzi agricoli e sottraendo un sacco di terra alle coltivazioni. Perché continuano a restare sui terreni siffatte inutili canalette ?

Semplice la risposta : perché il Consorzio di Bonifica, che ne è proprietario avendole fatte realizzate nei decenni andati, non provvede a rimuoverle e smaltirle ! Il motivo ? Non è dato sapere ufficialmente, ma si ritiene che dipenda dal costo dello smaltimento di siffatti manufatti che assommano a diverse tonnellate. Gli agricoltori dal canto loro, che poi sono gli stessi consorziati della bonifica venafrana, da tempo ne sollecitano la rimozione in modo da poter accedere più agevolmente coi moderni macchinari sui terreni e coltivarli.

In molti, visto che non si provvede, sono stati costretti a rimuovere in proprio tali canalette, poggiandole di lato o addirittura frantumandole di netto, così da poter entrare sui terreni e lavorarli. Qualcuno potrà osservare : non si perde terreno privato da coltivare in quanto le strisce di terra su cui poggiano tali canalette per l’irrigazione a scorrimento sono di proprietà consortile essendo state a suo tempo espropriate e regolarmente pagate dall’ente.

Nel merito c’è da aggiungere che lo stesso Consorzio anni addietro, sotto la pressione dei consorziati che chiedevano la rimozione di tali inutili ed ingrombanti manufatti, pensò di rivendere le lingue di terreno su cui poggiano le canalette ad eventuali richiedenti (leggi i confinanti). Fissò però un prezzo esorbitante a mq. (oltre € 40 !) e non riuscì a vendere un solo mq., anche perché restava il problema enorme e mai affrontato dello smaltimento di tanto ferro e cemento.

Ed allora le proposte di tanti coltivatori e consorziati di Venafro e dintorni : innanzitutto si metta a fuoco con coscienza e responsabilità il problema per risolverlo, studiando preliminarmente lo smaltimento di tanti manufatti, e si riveda il prezzo di vendita delle lingue di terra su cui poggiano.

Tale prezzo deve essere giocoforza minimo sia per incentivare i confinanti a comprare e sia per sollevare il Consorzio da un problema abbondantemente spinoso, come appunto la rimozione di tanti chilometri di inutili canalette per l’irrigazione.

Da quanto in sintesi esposto, emerge chiarissima l’urgenza di affrontare finalmente lo spinoso caso della presenza di tanto inutile e dannoso ferro e cemento sulla pianura venafrana, in modo da venire incontro ai lavoratori della terra dei campi, ai loro investimenti ed all’intera economia agricola.

Tonino Atella

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