Il DL Mezzogiorno contiene misure che, insieme ad altri senatori, avevo richiesto al Governo per stimolare la crescita economica del mezzogiorno.

In particolar modo la misura “Resto al Sud” mira ad incentivare la nuova imprenditorialità prevedendo per gli under 35, che risiedono nel Mezzogiorno d’Italia e che vogliano avviare una propria attività, una dotazione di 40 mila euro di cui il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante, congiuntamente a mutui a tasso zero con garanzia pubblica per il finanziamento residuale.

Il decreto legge inoltre punta ad istituire anche le Zone Economiche Speciali che tuttavia saranno concentrate nelle più importanti aree portuali del Mezzogiorno in riferimento al Regolamento UE n. 1315 dell’11 dicembre 2013.

In tal modo tuttavia risultano escluse tre regioni del Mezzogiorno: Molise, Abruzzo e Sardegna.

Al decreto ho presentato alcuni emendamenti, tra cui:

1)la decontribuzione per 24 mesi, anziché dodici, per le nuove assunzioni effettuate dalle imprese operanti nel Mezzogiorno d’Italia, se effettuate entro il 31 dicembre 2017: l’obiettivo è di incentivare nei prossimi sei mesi le assunzioni nel mezzogiorno d’Italia garantendo uno sgravio contributivo di 8.000 euro per ciascun anno;

2)due proposte emendative per garantire l’istituzione delle ZES in ogni regione del Mezzogiorno d’Italia, anche in deroga alla disciplina comunitaria purché in presenza di un’area portuale;

3)la proposta emendativa per sancire con legge la proroga di un anno degli ammortizzatori sociali per gli ex lavoratori della Gam, anche in forza degli ordini del giorno che il Governo ha approvato sia al Senato sia alla Camera del Deputati;

4)proposta emendativa per l’estensione della misura “Resto al Sud” già assicurata agli agricoltori, anche al settore della pesca produttiva.

Inoltre ho presentato un ordine del giorno che di seguito integralmente riporto:

“Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (Atto Senato 2860);

premesso che:

i recenti dati di maggio registrati dall’Istat sull’occupazione hanno segnalato una considerevole perdita di posti: 51 mila persone al lavoro in meno su aprile. La disoccupazione risale all’11, 3% e peggiora il quadro per i giovani dove la quota di senza lavoro è al 37%;

secondo una analisi di Bankitalia svolta su aziende italiane e straniere, dal confronto del cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta percepita dal dipendente, l’Italia risulta avere quello più alto tra i Paesi europei occidentali industrializzati;

negli ultimi anni molte categorie di lavoratori non hanno visto un adeguamento delle proprie retribuzioni all’aumento del costo della vita;

considerato che:

la pesantezza dell’attuale sistema di tassazione e di contribuzione fiscale rende il nostro Paese poco competitivo, soprattutto se lo confrontiamo con lo scacchiere internazionale;

impegna il Governo,

a prevedere nella prossima legge di bilancio un taglio strutturale del cuneo fiscale per i contratti a tempo indeterminato, con particolare riguardo alle assunzioni dei lavoratori al di sotto dei 35 anni e al di sopra dei 50, al fine di aumentare la competitività delle imprese, aumentare la retribuzione netta dei lavoratori e rilanciare l’economia e il mercato del lavoro in Italia.”

L’impegno richiesto con l’ordine del giorno è una battaglia che porto avanti da anni e che sembra che il Governo finalmente voglia adottare come misura strutturale già nella prossima legge di bilancio.

Infine l’occasione è utile per comunicare che in commissione agricoltura non ho votato la ratifica del Trattato tra l’UE e il Canada, c.d. CETA, e che voterò contro in Aula perché quell’accordo contraddice le battaglie portate avanti in questi 4 anni in commissione agricoltura, alcune con successo, come ad esempio per l’etichettatura dei prodotti lattiero-caseari.

La tutela dei consumatori, il diritto di conoscere la qualità dei prodotti attraverso un’etichetta “narrante” e la tutela del Made in Italy insieme al contrasto all’italian sounding e a ogni forma di contraffazione non possono essere messi in discussione da un Trattato che va nella direzione opposta.

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