Per dire di quanto segue, viene spontaneo iniziare con “c’era una volta l’industrializzazione a Venafro … “. E d’acchitto l’incipit dà l’idea della più classica delle favole, che in quanto tali e nella loro stragrande maggioranza erano a lieto fine. Premesso però che il seguito dell’articolo non è affatto una favola ma il resoconto di una triste realtà dei nostri giorni, va detto che quanto di seguito si leggerà sarà tutt’altro che a lieto fine, non essendo stata a lieto fine la vicenda socio/lavorativo/economica di cui si dirà.

Ed allora ripartiamo con “ c’era una volta l’industrializzazione a Venafro … “ per ricordare l’allora CMV (Costruzioni Meccaniche Venafrane), azienda metalmeccanica per geognostica e perforazioni del sottosuolo, che dalla metà degli anni ‘50 a seguire rappresentò la prima industria nata e sviluppatasi a Venafro e dintorni, e ben presto divenuta preciso punto di riferimento nel settore delle perforazioni e geognostica del sottosuolo tanto a livello nazionale che internazionale grazie alla valenza di chi la dirigeva – il Cav. Vincenzo Di Lauro e Vincenzo Passarelli, persone eccellenti- ed alla professionalità delle sue maestranze, in prevalenza venafrane.

Divenne presto un preciso punto di riferimento in campo imprenditoriale italiano e straniero l’azienda del duo Di Lauro/Passarelli e da ogni continente si comprava CMV, macchinari ideati e realizzati in toto nei capannoni lungo il rettilineo della Madonnella, ingresso sud di Venafro. Indimenticabili i successi imprenditoriali dell’azienda così come erano imperdibili le bellissime sfilate dei macchinari Made in CMV prima della loro partenza per gli annuali Samoter di Venafro, la fiera internazionale di attrezzature e macchinari per geognistica e perforazioni.

Tanti i concorrenti e le consorelle, ma CMV faceva e dettava legge grazie all’apprezzata validità di quanto realizzava, che si traduceva in lavoro per mezza Venafro e tranquillità finanziaria per centinaia di famiglie dell’intero mandamento venafrano. Passavano felicemente gli anni, l’azienda conosceva crescenti successi imprenditoriali internazionali e la proprietà decise per la realizzazione di nuovi e moderni capannoni adiacenti a quelli storici.

Poi però un brutto giorno “il giocattolo” prese a rompersi …! Si ebbero i primi inciampi, si incontrarono le prime delusioni, le cose cambiarono dalle fondamenta fino a che, purtroppo per Venafro e per tante famiglie del territorio, la storica e gloriosa azienda fu costretta a chiudere ed a cedere il passo ad una consorella del nord -esattamente di Parma – sotto altra denominazione aziendale, la MDT.

Ancora qualche anno e nuova tegola per lo specifico settore metalmeccanico cittadino: anche l’azienda sorta dalle ceneri della CMV va in crisi, sino alla definitiva chiusura ! Ed oggi è tutto off limit, chiuso e sbarrato tanto alla storica CMV del duo Di Lauro/Passarrelli che agli attigui e nuovissimi capannoni industriali della MDT. Cos’è rimasto di tanta produzione, di tante intelligenze, di tanto lavoro e di tante risorse finanziarie?

Solo ceneri, per il resto assolutamente più nulla ! Perciò quell’incipit “c’era una volta l’industrializzazione a Venafro …”, che fa tanto male a chi di questa terra è originario, vi ha lavorato, ha prodotto e vorrebbe tutt’altro. Ma la realtà attuale purtroppo è tale: ricchissima di rimpianti e povera di prospettive ! Sapranno rialzarsi Venafro ed il suo mandamento, tanto in ambito industriale che in altri settori ? Ovvia che sia questo l’auspicio di tutti, ma … la nottata appare decisamente lunga da passare! Perciò speriamo bene …

Tonino Atella

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